Per la settima volta, l’umanità si affaccia sull’alba di una nuova civiltà con Sid Meier’s Civilization VII. La storica saga strategica 4X di Firaxis torna con l’ambizioso obiettivo di rinnovare un titolo che, da oltre trent’anni, ha saputo ridefinire il concetto stesso di “titolo gestionale”. Con ogni nuova iterazione, la sfida si fa più ardua: come innovare senza tradire l’essenza di un’esperienza che ha già dettato gli standard del genere? Quali elementi possono essere raffinati per offrire un gameplay più profondo senza snaturare il fascino della formula originale?
Come la storia insegna, non tutti i cambiamenti portano al progresso. Un leader ambizioso e visionario può gettare le basi di un’età dell’oro, ma può anche trascinare il suo popolo verso il declino. Deporre un tiranno bellicoso non significa necessariamente assicurarsi un futuro radioso. Ogni mossa, ogni decisione, ogni scelta di governo può segnare la differenza tra una civiltà destinata a fiorire e una condannata a perire nell’ombra. E lo stesso vale per un nuovo capitolo di una serie tanto amata: un’evoluzione coraggiosa può essere la scintilla di una nuova era, così come un passo falso può trasformarsi in un inaspettato ritorno ai secoli bui.
Civilization VII si presenta con la promessa di un rinnovamento profondo, con nuovi strumenti per la gestione delle città, una diplomazia più raffinata e meccaniche che ambiscono a ridefinire l’esperienza strategica. Ma queste novità saranno davvero in grado di migliorare l’equilibrio della serie o rischiano di destabilizzarlo?
Nella nostra odierna disamina, cercheremo di capire se Firaxis sia riuscita nell’impresa di consegnarci un nuovo capolavoro, o se invece le sue ambizioni abbiano finito per disperdere il fascino di un titolo che ha segnato la storia del genere…
La scelta del Leader
Il primo, fondamentale passo per la costruzione del proprio impero è la selezione di un leader, la figura storica destinata a incarnare la nostra visione del futuro. È qui che si notano subito alcune assenze clamorose: spicca in particolare la mancanza di Gandhi, presenza storica del franchise, la cui esclusione non può che sollevare interrogativi. Ciononostante, il roster di leader resta ampio e ben articolato, offrendo un ventaglio di possibilità strategiche che si adatta a diversi stili di gioco. Alcune personalità hanno ricevuto più interpretazioni, come nel caso di Napoleone o Serse, consentendo di affrontare la partita con sfumature inedite.
Ogni leader conserva una specializzazione in due dei quattro tradizionali percorsi verso la vittoria – Cultura, Scienza, Economia o Militare – e la scelta iniziale diventa quindi determinante per lo sviluppo della propria civiltà.
Il cuore del gameplay: costruzione, gestione e strategia
Civilization VII mantiene l’essenza del 4X, ovvero l’esplorazione, l’espansione, lo sfruttamento delle risorse e l’eliminazione delle minacce. Ogni partita inizia con la fondazione di una città e la successiva espansione attraverso la colonizzazione di nuovi territori, la costruzione di infrastrutture e la gestione di risorse essenziali come cibo, produzione e scienza. La microgestione delle città è stata semplificata rispetto ai capitoli precedenti, con un’interfaccia più intuitiva e un sistema di crescita urbana più dinamico, ma al prezzo di una minore profondità strategica.
Le unità militari e civili giocano un ruolo fondamentale: esploratori, costruttori e coloni permettono di sviluppare il proprio dominio, mentre gli eserciti devono essere gestiti con attenzione per difendere i confini o intraprendere campagne espansionistiche. La guerra rimane una componente centrale, e il combattimento si basa su un sistema a turni che premia la pianificazione e la logistica. Le unità possono essere potenziate attraverso tecnologie e politiche, ma il bilanciamento tra le diverse strategie di vittoria risulta ancora sbilanciato in favore del conflitto armato.
Il sistema di ricerca tecnologica e civica continua a essere un pilastro del gameplay, permettendo di sbloccare nuove unità, edifici e bonus attraverso il progresso scientifico e culturale. La diplomazia, invece, rimane un punto debole: pur offrendo meccaniche di alleanze e trattati, la mancanza di profondità nelle interazioni rende difficile costruire strategie diplomatiche complesse. Le scelte politiche e religiose influenzano il corso della partita, ma senza mai raggiungere il livello di impatto che il sistema militare ha sul risultato finale.
L’idea di giocare Civilization VII su console poteva apparire azzardata, ma il risultato è sorprendentemente positivo. L’interfaccia è stata ridisegnata con un menu radiale intuitivo, e il sistema di turni obbliga a eseguire tutte le azioni necessarie prima di avanzare. Sebbene la navigazione su larga scala sia meno immediata rispetto alla versione PC, l’esperienza resta soddisfacente e ben ottimizzata. Certo, chi cerca la massima precisione strategica preferirà sempre il mouse e la tastiera, ma questa edizione si dimostra una valida alternativa per chi non dispone di un hardware di fascia alta.
Meccaniche di gioco: tra tradizione e innovazione
Uno degli elementi cardine di Civilization VII è la suddivisione della partita in tre epoche ben distinte – ovvero l’Antichità, l’Epoca delle Esplorazioni e laModernità. Questa scelta cambia radicalmente l’approccio al gioco: invece di un continuum storico lineare, il tempo viene scandito da momenti di pausa strategica in cui si può modificare la propria fazione, ricalibrando le proprie priorità. Questo sistema introduce nuove dinamiche, tra cui l’aggiornamento automatico delle unità militari e l’adattamento delle città ai nuovi contesti storici.
Tuttavia, la transizione tra epoche presenta alcuni squilibri. Il reset di penalità e malus accumulati in precedenza può favorire strategie aggressive, riducendo il peso delle conseguenze a lungo termine. Ad esempio, un impero dilaniato da guerre e crisi interne può trovarsi improvvisamente rigenerato al passaggio di epoca, rendendo superflue strategie più oculate e incentivando tattiche di sfruttamento del sistema.
Gli eventi “crisi”, introdotti per aggiungere complessità, rappresentano un altro punto di discussione. Questi eventi obbligano il giocatore a prendere decisioni critiche – come affrontare epidemie, instabilità politica o declino economico – ma le soluzioni offerte risultano spesso binarie: si può scegliere di ignorare il problema o investire risorse per mitigarlo. L’intenzione di introdurre un elemento di sfida gestionale è evidente, ma il risultato appare più come un ostacolo burocratico che come una reale prova di strategia.
I quattro percorsi verso la vittoria – Militare, Culturale, Economico e Scientifico – dovrebbero teoricamente offrire pari opportunità di successo, ma nella pratica il bilanciamento lascia a desiderare. La via militare si conferma la più efficace, non solo per la capacità di rimuovere direttamente gli avversari dalla competizione, ma anche perché il comportamento erratico dell’intelligenza artificiale spinge spesso a conflitti inevitabili.
La vittoria scientifica ed economica risultano più complesse da raggiungere, a causa della necessità di accumulare risorse e completare progetti a lungo termine senza subire interferenze. La vittoria culturale, d’altro canto, soffre di problemi strutturali legati alla gestione della mappa e alla dipendenza da elementi esterni spesso fuori dal controllo del giocatore. Inoltre, la mancanza di strumenti diplomatici avanzati limita le possibilità di manipolare gli equilibri globali senza ricorrere alla forza bruta.
Comparto tecnico: tra fluidità e qualche inciampo
Dal punto di vista tecnico, Civilization VII si presenta come un titolo solido, con un’interfaccia pulita e un comparto grafico migliorato rispetto ai suoi predecessori. Le animazioni dei leader sono più dettagliate, le città evolvono con maggiore dinamismo e la mappa di gioco risulta più leggibile grazie a un miglior uso dei colori e degli indicatori visivi.
Le prestazioni su PS5 si mantengono stabili, con tempi di caricamento ridotti e una gestione fluida delle interazioni, anche nelle fasi avanzate della partita. Tuttavia, qualche sporadico bug di pathfinding e piccoli problemi di interfaccia possono creare momenti di frustrazione, specialmente quando unità rimangono bloccate o le notifiche non vengono visualizzate correttamente. La colonna sonora e il doppiaggio offrono un accompagnamento adeguato, ma senza particolari picchi di eccellenza.
Concludendo…
Civilization VII è un titolo ambizioso che cerca di innovare senza tradire la propria eredità. La suddivisione in epoche e la maggiore immediatezza nella gestione cittadina sono cambiamenti interessanti, ma non esenti da problematiche. La diplomazia rimane troppo basilare, la microgestione delle città poco chiara e la strada della guerra ancora troppo incentivata rispetto alle alternative.
Nonostante questi difetti, il gioco resta estremamente coinvolgente. La capacità di generare storie uniche, il senso di progressione e l’ottima adattabilità su console lo rendono un’esperienza consigliata. Firaxis ha tracciato una nuova rotta per la serie, ma sarà solo il tempo a dire se si tratta di una vera età dell’oro o di un periodo di transizione.