Con Monster Hunter World, CAPCOM ha segnato una svolta epocale per il franchise, spingendolo oltre la nicchia di fedelissimi che lo aveva accompagnato sin dagli esordi. Da serie apprezzata principalmente in Giappone e legata alle console PlayStation e Nintendo, Monster Hunter è diventato un fenomeno globale, trovando una nuova casa su PC e console di ultima generazione. La formula che aveva fatto la fortuna dei capitoli precedenti è stata mantenuta e affinata, mentre il comparto tecnico e il gameplay sono stati potenziati grazie alle tecnologie moderne. Il risultato? Un successo senza precedenti: World è ancora oggi il capitolo più venduto nella storia di CAPCOM.

Dopo l’esperienza di Monster Hunter Rise – inizialmente pensato per Nintendo Switch e poi approdato su PC e console – il team di sviluppo ha deciso di alzare ulteriormente l’asticella con Monster Hunter Wilds. Fin dai primi trailer, il nuovo capitolo si è presentato come un’evoluzione della formula che aveva reso World un titolo di riferimento per gli amanti del genere, promettendo ambienti ancora più vasti, ecosistemi vivi e dinamici, e un livello di immersività senza precedenti.

Non è un caso che CAPCOM, negli ultimi anni, sia diventato uno dei publisher più solidi dell’industria, inanellando un successo dietro l’altro e riportando in auge brand storici come Resident Evil e Street Fighter. La casa giapponese sembra aver trovato la formula perfetta per non sbagliare un colpo e Monster Hunter Wilds rappresenta la sua prossima grande scommessa.

Le vendite da record sembrano già dare ragione a CAPCOM, ma il nuovo capitolo sarà davvero all’altezza delle aspettative? Riuscirà a superare la rivoluzione portata da World e a soddisfare sia i veterani della saga che i nuovi cacciatori? È tempo di immergerci nel mondo selvaggio di Monster Hunter Wilds e scoprire se il re è pronto a regnare ancora.

Un timido tentativo di scrittura

La serie Monster Hunter non è mai stata famosa per la profondità della sua narrazione, basandosi più sull’esperienza di caccia che su una trama articolata. Con Monster Hunter Wilds, CAPCOM tenta un passo avanti, cercando di dare maggiore peso alla componente narrativa, seppur con risultati altalenanti. Rispetto a World, c’è sicuramente un po’ più di coraggio nel modo in cui la storia viene raccontata, ma non abbastanza da rivoluzionare l’identità del franchise.

Il giocatore veste i panni del Cacciatore, protagonista di una nuova spedizione nelle Terre Proibite, un territorio vasto e inesplorato, ritenuto disabitato per lungo tempo ma ricco di creature mai viste prima. La missione principale è rintracciare una spedizione misteriosamente scomparsa, ma come da tradizione, il fulcro dell’esperienza resta la caccia ai mostri. Seguire le tracce delle creature, affrontarle in combattimenti feroci e sfruttare i materiali ottenuti per forgiare equipaggiamenti più potenti sono gli elementi chiave della progressione, così come la raccolta di risorse che permette di prepararsi alle sfide sempre più ardue.

Un aspetto in cui Wilds riesce a brillare è la sua messa in scena. Il gioco offre una quantità generosa di cutscene che, pur non stravolgendo il ritmo dell’avventura, fanno spesso buon uso di espedienti cinematografici per immergere il giocatore nel mondo di gioco. Le presentazioni dei mostri, in particolare, sono tra i momenti più spettacolari dell’intero titolo, costruite con grande cura e capaci di lasciare a bocca aperta. Tuttavia, lo stesso non si può dire per i dialoghi e i personaggi: troppo spesso risultano piatti e poco ispirati, con interazioni che faticano a coinvolgere e che, alla lunga, tendono a spezzare il ritmo più che arricchirlo.

Un mondo vivo, vibrante e…selvaggio!

CAPCOM ha ridefinito ancora una volta il concetto di caccia con Monster Hunter Wilds, portando la serie in un open-world vibrante e più immersivo che mai. Sin dai primi passi in questo nuovo ecosistema, la sensazione è quella di trovarsi in un mondo vivo, dove ogni angolo del paesaggio racconta una storia e ogni creatura segue il proprio ciclo naturale. La transizione tra i biomi è fluida e naturale, senza caricamenti o barriere artificiali, contribuendo a far sentire il cacciatore parte integrante di un ambiente pulsante. Non è solo una questione estetica: la fauna si comporta in modo realistico, con branchi di creature che si muovono in sincronia, predatori che si affrontano in sanguinosi scontri territoriali e persino le condizioni atmosferiche che influenzano il comportamento dei mostri e le strategie di caccia. Wilds non è semplicemente un gioco, ma un ecosistema interattivo, una sinfonia di caos e bellezza dove il pericolo è sempre in agguato.

Un elemento particolarmente avvincente è rappresentato dai sottili strati di oscurità che, oltre a rendere l’esperienza più esaltante – o, per i meno esperti, addirittura spaventosa – invitano il cacciatore a leggere attentamente ogni segnale. In Wilds non troverete le classiche barre della salute per i mostri; al loro posto, espedienti visivi offrono un’idea approssimativa delle condizioni del nemico. Basta osservare come un mostro si muove e combatte: quando inizia a muoversi in maniera traballante, quando si intravede la saliva che gli cola dalla bocca o quando un urlo improvviso traduce un’imminente esplosione di aggressività. Questi dettagli permettono di affinare l’istinto del cacciatore, trasformando ogni battuta in un apprendimento continuo e rendendo il gameplay estremamente coinvolgente.

A rendere la caccia ancora più dinamica intervengono nuove meccaniche che rivoluzionano il gameplay, a cominciare dalla cavalcatura Seikret. Questa creatura “chocobo-like” non è un semplice mezzo di trasporto, ma una vera e propria estensione del cacciatore. Grazie a essa, l’esplorazione diventa fluida e scorrevole: i vasti territori si percorrono con agilità, il tracciamento delle prede è più rapido – abbandonando le lungaggini dei titoli precedenti – e perfino il combattimento può proseguire senza dover scendere di sella. Questa innovazione cambia radicalmente il ritmo delle battute di caccia, eliminando quell’attesa metodica e logorante, pur rischiando di snaturare parte della tensione e della preparazione che, per i veterani, rendevano ogni scontro un vero culmine del viaggio.

Non è solo il comportamento dei mostri a rendere il ciclo di gioco appassionante: anche il cacciatore gioca un ruolo fondamentale. La crescita del personaggio non avviene tramite il classico sistema di livelli degli RPG, ma si basa esclusivamente sull’equipaggiamento, offrendo numerose opzioni per personalizzare il proprio stile. Tuttavia, il gioco è abbastanza intelligente da non farvi preoccupare troppo delle build nelle fasi iniziali, lasciandovi concentrare sulle basi: imparare a combattere con l’arma che più vi affascina.

Wilds mantiene i 14 tipi di armi già noti da World e Rise, ognuna con uno stile di gioco estremamente differente, nonostante possano apparire simili a un primo sguardo. Ad esempio, la Spadascia garantisce una lunga portata in modalità Ascia e può trasformarsi in una modalità Spada più veloce, pur limitando il numero di attacchi e la mobilità. La Lama caricata, invece, non si limita a invertire semplicemente le modalità: il suo set di mosse, il piano di gioco e le meccaniche per sfruttarne appieno il potenziale sono completamente differenti. Anche il tradizionale Spadone e la Spada lunga, pur sembrando affini, presentano sottili differenze che possono cambiare radicalmente il modo di approcciare una caccia.

Inoltre, pur non introducendo nuove armi, Wilds rinnova il feeling del combattimento. Alcune armi ora dispongono di mosse di offset che funzionano come vere e proprie parate offensive, dove non si tratta solo di deviare un attacco, ma di contrattaccare se il tempismo e le condizioni sono quelli giusti. Riuscire a parare un attacco devastante, come quello di un gorilla in procinto di infliggere un colpo micidiale, diventa un momento da vero spettacolo cinematografico, con la telecamera che si sofferma sul follow-up del cacciatore per esaltare l’azione.

Un’altra innovazione fondamentale è la modalità di precisione, che consente di direzionare con accuratezza gli attacchi. Questo cambiamento, decisamente rivoluzionario, elimina il fastidioso momento in cui il personaggio fatica a orientarsi prima di colpire – un difetto evidente per chi è abituato a giochi dal ritmo più serrato. In questo modo, l’attacco viene eseguito immediatamente nella direzione in cui la telecamera è puntata, e si aprono anche nuove possibilità con i nuovi attacchi di precisione, capaci di infliggere danni maggiori sulle ferite aperte sui mostri. Tale miglioramento elimina quella sensazione di impaccio nel sistema di combattimento, risultando particolarmente apprezzabile per i nuovi arrivati.

Ma al di là delle sofisticate meccaniche di combattimento, Monster Hunter Wilds punta a rendere l’esperienza accessibile anche ai cacciatori alle prime armi. Le prime battute sono studiate per chi non conosce ancora le particolarità della serie: i mostri iniziali, come il Chatacabra e il Balahara, non eseguono mosse opprimenti che priverebbero il giocatore del controllo totale, lasciando spazio a errori, apprendimento e una graduale presa confidenza con i controlli. Dopo poche ore di gioco si passa progressivamente a sfide più ardue – è solo intorno alla decima ora che, ad esempio, un Congalala comincia a far capire l’importanza di schivare con attenzione. Questa impostazione, insieme a un onboarding più delicato rispetto a titoli precedenti – in cui tutorial troppo invadenti costringevano il giocatore a assimilare tutto in una volta – rende Wilds ideale anche per chi si avvicina per la prima volta alla saga.

Infine, il gioco ribadisce l’importanza del lavoro di squadra. La possibilità di chiamare supporto tramite il razzo SOS, che non solo apre la sessione ad altri giocatori ma sostituisce anche i compagni mancanti con cacciatori controllati dall’intelligenza artificiale, aggiunge un ulteriore livello di strategia. Personaggi come Rosso, Alessa e Olivia, ciascuno con specifici “comportamenti”, sono integrati come membri veri e propri del party. Anche in caso di interruzione della connessione online durante una caccia, il gioco continua senza intoppi, assicurando che il supporto sia sempre garantito.

Fine del viaggio?

Con circa una ventina – scarse – di ore di gioco si conclude la campagna principale di Monster Hunter Wilds, ma è proprio allora che inizia il vero viaggio. Quella che sembra una lunga introduzione ambientata nelle cosiddette Terre Proibite – e che funge da tutorial esteso, corrispondente al cosiddetto “Low Rank” – serve a definire le basi e a giustificare la presenza della Gilda dei Cacciatori. Il vero gioco prende il via al passaggio in “High Rank”, dove la libertà è totale: sei tu a decidere quali battute affrontare e a scalare i ranghi, trasformando ogni caccia in una sfida per ottenere quel bottino sempre più prezioso. In questa fase, ogni progresso richiede un impegno ben più arduo, rendendo il rinnovato sistema di loot il cuore pulsante del gameplay. La narrazione prosegue, sebbene in modo meno drammatico e con cutscene ridotte, privilegiando dialoghi ravvicinati che offrono spunti realistici e concreti. Dal canto nostro, abbiamo impiegato circa una quarantina di ore per vedere la storia davvero completata, sbloccando così un endgame costellato dalle cacce più impegnative. È in questa fase che i sistemi di gioco si animano: finalmente si inizia a sperimentare le build, combinando i cinque pezzi dell’armatura per ottenere i bonus ideali e intervenendo con le decorazioni per affinare ulteriormente le prestazioni, oppure si prova una nuova tipologia d’arma per scoprire un diverso stile di combattimento.

A completare il quadro, CAPCOM promette aggiornamenti regolari: è già stato anticipato un nuovo mostro in post-lancio e, se i precedenti titoli ne sono un presagio, all’orizzonte potrebbe esserci anche una grande espansione a pagamento.

Una versione PC non esente da difetti

La versione PC di Monster Hunter Wilds, esaminata nel dettaglio in questa disamina, presenta alcune criticità tecniche che, pur non intaccando la bellezza dell’ecosistema e la spettacolarità di determinate sequenze di gioco, influiscono sull’esperienza complessiva.

Numerosi utenti hanno infatti segnalato frequenti cali di framerate e crash improvvisi, soprattutto su configurazioni hardware di fascia medio-alta, rendendo talvolta l’immersione in un mondo altrimenti così ricco e dinamico piuttosto frustrante. Bug grafici – come texture non caricate correttamente e artefatti visivi in ambienti complessi – si affiancano a problematiche di ottimizzazione generale, in particolare su risoluzioni ultrawide, tanto da dover ricorrere a fix sviluppati dalla community per il RE Engine. Le criticità si acuiscono ulteriormente con l’installazione del pacchetto DLC delle texture HD, che, oltre a incidere pesantemente sullo spazio disco (oltre 60 GB in più), non apporta miglioramenti evidenti, causando stuttering e rallentamenti generalizzati. Il nostro consiglio è, pertanto, di evitarne l’uso.

Dopo Dragon’s Dogma II, appare chiaro che il RE Engine fatichi a gestire carichi di lavoro così elevati, soprattutto in titoli open world (o quasi) che richiedono mappe ampie e un elevato numero di elementi in scena. In sostanza, il gioco non è negativo, ma non rappresenta nemmeno quel salto generazionale che molti si aspettavano da World. Ciononostante, alcune cutscene e sequenze di gameplay offrono un’effettistica di altissimo livello – tra tempeste di fulmini e sabbia – che rende il mondo di gioco ancora più vivido e pericoloso.

Concludendo…

Monster Hunter Wilds rappresenta il portale d’ingresso ideale per tutti i nuovi giocatori che desiderano affacciarsi, per la prima volta, a questa saga. Il titolo CAPCOM si configura come un’evoluzione audace e ambiziosa della saga, capace di fondere fedeli meccaniche di caccia con innovazioni che ne potenziano l’immersione e la dinamicità. Da un lato, l’ampio ecosistema open world, arricchito da ambientazioni vibranti e nuove meccaniche come la cavalcatura e la modalità precisione, offre ai giocatori un’esperienza fresca e coinvolgente, capace di attrarre sia i veterani sia i nuovi arrivati. Dall’altro, le criticità tecniche della versione PC – tra cui cali di framerate, stuttering e problemi di ottimizzazione – rappresentano un punto dolente che potrebbe compromettere l’esperienza complessiva. Pur mantenendo una narrazione ancora modesta, il titolo dimostra che CAPCOM sa reinventare il franchise senza perdere di vista le sue radici, puntando su un gameplay evoluto che, con futuri aggiornamenti e correzioni, ha il potenziale per consolidarsi ulteriormente come punto di riferimento nel genere.

CI PIACE
  • Un open-world immersivo e dinamico, con ambientazioni ricche di dettagli, transizioni tra biomi fluide e un ecosistema vivo che rende ogni caccia un’esperienza unica.
  • La cavalcatura Seikret e la modalità di precisione aggiungono una ulteriore fluidità sia al combattimento che all’esplorazione.
  • L’armamentario del cacciatore è stato aggiornato per offrire maggiore dinamicità senza perdere profondità strategica.
  • Le nuove meccaniche riducono la curva di apprendimento, rendendo il gioco più accogliente per i neofiti.
  • Comportamento degli animali è più credibile, con interazioni complesse tra predatori e prede.
NON CI PIACE
  • I veterani potrebbero non apprezzare completamente le nuove semplificazioni.
  • Problemi tecnici su PC e console dove cali di framerate, crash e bug grafici incidono negativamente sull’esperienza di gioco.
  • Ancora da valutare il supporto post-lancio da parte di CAPCOM.
Conclusioni

Monster Hunter Wilds è un’evoluzione ambiziosa della saga, capace di stupire con un mondo vivo e immersivo e un gameplay più fluido e accessibile. Tuttavia, alcune semplificazioni potrebbero far storcere il naso ai veterani, mentre i problemi tecnici su PC richiedono urgenti ottimizzazioni. È un capitolo spettacolare e coinvolgente, ma che lascia aperto il dibattito su quanto un Monster Hunter possa cambiare senza perdere la sua anima.

8.8Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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